domenica 14 settembre 2014

Nostalgia(?)


Finito l'inchiostro. La penna ha cantato per l'ultima volta e per me, innamorato del nero del suo manifestarsi sul bianco foglio, è un piccolo trauma domenicale.
La sveglia suonata troppo presto mi porta nuovamente sui libri, a saltellare da una parola a un'altra, da un paragrafo a un capitolo.
La passeggiata mattutina ha rinvigorito mente e gambe.
Non sono il classico esempio di sportiva anzi, i corridori delle 7 di mattina mi fanno venir voglia di tornare ad abbracciare il cuscino.
Oggi, invece, è stata una di quelle mattinate che ti portano a mettere prima il piede giusto fuori dal lenzuolo. Limpido cielo, limpida mente, aperta a un giorno non completamente nuovo ma meno grigio.
Il telefono squilla, prima messaggi, le coinquiline e i loro sorrisi, curiosità di prima giornata che lasciano gli occhi, ancora depurati dal sonno, prendere pian piano coscienza.
Non voglio andare al mare nè piazzarmi in un bar fino all'ora di pranzo.
Leggo. Prendo il mio caro buon libro di sociologia e leggo. Gli appunti a matita prendono spessore mentre la testa vaga nei concetti, nei termini di origine latina e greca e spulcia vecchi ricordi di insegnamenti e insegnanti incontrati fino a ora.
Domenica mattina.
Una classica domenica mattina da studente assoggettato alla "malattia" della convinzione di non studiare mai abbastanza e tutt'ora é la mia convinzione per eccellenza.
Ma la giornata guarisce le ansie da esame e rende le pieghe del volto più luminose e sinuose tanto da sentirmi meglio anche allo specchio, sempre fin troppo sincero.
Oggi anche lui mi prende un po' in giro ma in maniera benevola, non si sofferma sulla pelle secca e sulle imperfezioni causate dal'abituale stress.
Tardi, é già tardi. L'orologio segna che è tempo di tornare a dar voce a Turing e i suoi "amici".
Riapro il libro, a presto.

venerdì 29 agosto 2014

Sali minerali prima di dormire


Ognuno di noi ha limitate necessità primarie oltre a quelle che ci accomunano tutti in quanto esseri umani.
Ognuno di noi ha gusti, preferenze, scelte che lo hanno portato a essere tale e quale é oggi e che lo porteranno a essere diverso o identico tra dieci o vent'anni.
Ognuno di noi ha segreti, calamite nascoste sotto l'epidermide pronte a svelare nascondigli e serrature coperte da racconti mai iniziati, sporchi e puzzolenti di muffa e formaggio.
Ognuno di noi soffre di illusioni, disillusioni, che giornalmente conficcano i chiodi alle mani e ai piedi come fosse necessario spalmarsi la faccia di irrealizzabili pazzie.
Ognuno di noi pianta semi di pazienza e toglie l'erba incolta chiamata rassegnazione.
Ognuno di noi é umano perciò dimentica qualche filo verde d'erba maligna e perde la bussola reale per buttarsi a capofitto in un pianeta, ancora inesplorato dalle nostre comuni menti umane, privo di dolore.

Ognuno di noi la notte, prima di prendere sonno lasciandosi cullare dalla stanchezza accumulata in una giornata di lavoro, tra un salto e l'altro per fare spesa, prendere i bambini a scuola, chiamare l'avvocato che tiene in conto la causa per la casa, sistemare le tubature della cucina, pensare ai figli come esseri umani e non come prole da mantenere,
ecco, ognuno di noi prima di chiudere gli occhi, far calare le palpebre e non pensare a quanti giorni mancano al prossimo esame e alla bolletta della luce che sarà più cara dei mesi scorsi, con la tassa universitaria in costante aumento,
dicevo
OGNUNO
DI
NOI
sogna,
sogna un teletrasporto, un viaggio non pianificato, un cortile col giardino, una corsa coi canguri in Australia, le piramidi egiziane, o più in piccolo
una barca per toccare l'acqua con le mani sdraiati sulla prua mentre le nuvole sopra la testa svolazzano e si immergono in un magma morbido d' immaginazione..
Ognuno di noi sogna una vita senza condizionamenti, con più amore che guerra, con più sole che morte, con quel verde forte, acceso, testimone di speranza.

Ognuno di noi, insieme disperato e disperso di umani che prende sali minerali perché non sente più le gambe e va dallo psicologo quando sente troppo la testa.

Vi domando:
Siamo umani perché sogniamo o sogniamo perché siamo umani? ..é diverso?




Siete pronti?


Settembre. Scorrono brividi appiccicaticci a fior di pelle da capo a coda.
Non vi sembra troppo presto? o troppo tardi? Non vi sembra troppo bello per essere vero?
o un'inguaribile bugia non a fin di bene?
Ditemi voi. Io godo delle nuvole grigiastre e del clima pro pioggia che mi avvolge come fosse un maglione, caldo, caldissimo.
Il problema sta infatti nell'umidità terrificante di questi giorni: no sole, no pioggia, no luce, no buio.
UMIDO, umido ovunque. Venticelli rapidi e scostanti smuovono le tende immaginarie del balcone di casa mia (troppo pigra per averne davvero).
L'Etna é a dir poco meravigliosa, pura tanto da superare lo spot della Levissima.
Vedo le caprette di Heidi da Catania su per i colli non innevati del vulcano.

Settembre. Si ritorna sui banchi di scuola. Si ritorna a lavoro dopo ferie brevi e mal gestite.
Si ritorna a sperimentare le ansie giornaliere e le noie del fine settimana.
Continuano le spese, riprendono le lezioni, le riforme, le lamentele, le nausee che son più simili a quelle di una donna in attesa che a un post sbronza.

Settembre. Non é ancora giunto ma scorrono violenze tramite immagini, di morti e mutilati, che costanti non si fermano nel periodo di generosa goliardia.
Non é necessario attenderlo, questo mese, così di passaggio, odiato e amato.
Arriva da sé, con passo svelto e pericoloso già dai primi giorni di agosto; Sconfina, crea varchi temporali nelle cronache dei telegiornali.
Vittime, con terra bruciata sotto i piedi, trascinano i loro corpi lungo le strade di ritorno alle città, agli uffici, con un caffè mattutino e un'occhiata, sagomata dalle occhiaie, alle notizie del giorno.
Non mi capacito di quanto sia sempre così tranquillizzante l'abitudinarietà.

Settembre.
Ti aspettavo da un'estate.

sabato 16 agosto 2014

Curiosità virtuali



Non sono un'appassionata di giochi virtuali, non uso console, pc,etc. per una bella partita a LOL o giù di lì nonostante conosca molta gente disposta a stare ore ed ore davanti ad uno schermo allenando i suoi pollici. 
Non critico (molti di questi conoscenti sono più che amici) e mi diverto osservandoli giocare. 
Per dirla tutta ho un fratello che spende patrimoni in fatto di giochi e quando compra la rivista del mese 
("Play generation") mi appassiono anch'io e leggo qualcosina di fuorviante dall'ambito "migliore strategia del gioco X" o "migliore personaggio". "Play generation" nel mese di agosto mostra le pubblicità più curiose e intriganti di videogiochi e console e la questione é piuttosto interessante: non si limita a presente ma fa un passo (anche più di uno) indietro. Noto come il caso mi abbia spesso messo davanti agli occhi, negli anni, immagini senza dubbio di decoro discutibile e come solo adesso io stia scoprendo la vera origine.
Fifi e il suo aspetto non completamente umano è un grande esempio, Chris Cunningham deve aver avuto nottate tremende prima di realizzare un personaggio di questo calibro. Una ricerca del genere "The Work of Director Chris Cunningham " può far comprendere le strategie comunicative del suddetto creatore.
Vorrei essere chiara da principio: tutto ciò non è una critica ma una via per manifestarvi e condividere le mie curiosità. La neutralità non sempre aiuta e nemmeno l'utilizzo di determinati termini ma di fatto non si tratta di una pubblicità della mulino bianco ed è necessario esserne coscienti. 
Detto ciò  http://www.chriscunningham.com/ è un sito illuminante. 
Anche riviste.paviauniversitypress.it si è lasciato incuriosire da certi meccanismi di marketing.
Una signora che porta a passeggio un cane riesce ad essere un input davvero stimolante.
Un amico a quattro zampe che abbaia contro uno schermo fa intuire il pericolo: é l'avviso determinante.
Le bambine con volti lontani dalla tenerezza infantile non rappresentano certo l'incontro migliore per una signora dalla chioma bianca.
Questo luogo di periferia apocalittico non da troppo spazio a quel momento di gioia dei saltelli delle bambine che pochi secondi dopo si ritrovano con una mazza da baseball a spaccare televisioni e prendersi a botte tra loro.
Angoscia servita come portata principale.
Forse anni fa le ricette avevano bisogno di più ingredienti per incuriosire il pubblico o forse no.
Sta di fatto che la semplicità di uno schermo nero può catturare maggiormente l'attenzione rispetto ad un insieme di immagini random collegate da un tema principale.
Pochi volti, alieni o umani che siano,
poche scene, reali o inimmaginabili,
pochi dettagli ma che siano dettagli chiave
come mura portanti.

Affermare che un gioco sia direttamente correlato ad ambiti quali sesso e politica appare superfluo oramai.
Riporto, qui di seguito, alcune immagini curiose:





Interessante quanto possa tornare in voga il mito del cannibalismo e il suo correlarsi al desiderio sempre più ardito di carne.



(archeoludica.blogspot.com
www.zombiekb.com
www.tecnogames.net)

Bei corpi, volti noti, violenza e macchine sportive.. Luoghi comuni e regole del marketing immortalate e assemblate.
La noia di tanta banalità mi acceca. 

Ritorna nella mia mente una pubblicità che ha fatto la storia:

(www.mrflock.com)
Un volto a pezzi in un'atmosfera antica e surreale.
Ken Kutaragi, un dirigente Sony, ha reso grazia alla grandiosità del suo marchio in un incrocio tra follia e realtà.

Le idee sono innumerevoli tra le messe in pratica e le accantonate. I toni si fanno sempre più accesi di anno in anno e il pubblico dei videogiochi non si ritiene mai soddisfatto.
In riferimento al campo zombie mi tengo in diritto di osservare quanto sia bizzarro e paradossalmente "attraente" il sito http://www.zombiekb.com/ dal nome Zombie Knoweldge Base.
A presto.






giovedì 7 agosto 2014

La natura umana prende il sopravvento


Oggi, cari lettori, mando al diavolo la mia vena poetica per conquistarvi col vero business.
Un business macabro e curioso firmato Tom Six. La sua vena horror-feticista scorre nel mio sangue da quando, una settimana fa, ho visto per la prima volta i suoi film. Per chi non ne fosse a conoscenza il regista che sto accogliendo nel mio blog ha dato alla luce, dal 2010, a una saga dal nome "The Human Centipede".
I film presi in esame si basano su un utilizzo spropositato e malato della scienza, della medicina e dell'ingegno umano trasformando le leggi basilari della natura e creando un mostro a tre teste umane capace di reinterpretare le funzioni di un centopiedi in una creatura formata da tre essere umani (due donne e un uomo nel primo film) che potessero sopravvivere tramite le loro funzioni vitali collegati dalle estremità del corpo umano in un vero e proprio centopiedi (in questo caso, considerato tutti gli arti di un essere umano, "12 piedi") in una miscela di paura e vergogna. Non nego di aver avuto la necessità di voltarmi dall'altro lato dello schermo a guardare il muro pur di non coinvolgere il mio stomaco in certi meccanismi cinematografici che vi lascio la curiosità di andare a vedere coi vostri occhi. 
Detto ciò non è del film in sé che voglio trattare ma di quanto la sua visione abbia portato alla creazione di un business curioso e curiosamente malato che è l'emblema del secondo sequel della saga. La mente umana è davvero capace di lasciarsi coinvolgere dalle teste malate di dottori, o presunti tali, e psicopatici. 
La prima curiosità è un ciondolo:
Il ciondolo di The Human Centipede è in vendita

Segue un tatuaggio singolare:
the human centipede tatuaggio tattoo

Un soprammobile d'eleganza inaudita:


Simpatici accessori e abbigliamento da sfoggiare con disinvoltura.



Per non parlare di morenti little pony
 che convincono "certamente" ogni tipo di acquirente.
Potei continuare a lungo, google è un ottimo amico in queste circostanze, ma termino la mia esposizione.
Vi elenco i link di riferimento e vi prometto che la questione non terminerà qui.
Il centopiedi di Tom Sink non ha concluso il suo cammino e io ho ancora tanto da raccontarvi.

sabato 26 luglio 2014

La scialuppa

Da un cornicione di un balcone un uomo resta in bilico tra l'ora e l'indefinito. È la classica fotografia dell'essere umano che per espiare completamente al suo peccato-errore sceglie la via, meno o più problematica che sia, che lo riporti a una riconversione. 40 carati di Leth: una storia che nasce dai piani alti di un palazzo. Un palazzo che può portare a un tuffo o a una ripresa di sè.
Una storia umana, una storia che è metafora di ostacoli quotidiani, biforcazioni stradali, sentieri poco noti da scegliere seguendo l'intuito, auspicando alla fortuna, con in mano quel sapere che in certi casi confonde le idee e allontana dalla soluzione.
La scialuppa.
La vedo, è lì. Qualcuno l'ha portata a riva. Un uomo si fa dondolare da questa piccola e resistente barca. Un braccio penzola sull'acqua, le dita si lasciano bagnare. 

Non se n'è ancora reso conto ma adesso, se avesse ancora il braccio penzolante, toccherebbe terra, sporca dopo una pioggia torrenziale, terra che testimonia un arrivo.
Uomo svegliati, potresti perderti di nuovo.
Uomo svegliati, la barca non è al sicuro, senti il fruscio del mare? il vento è forte, le onde spingono.
Uomo, la barca cambia direzione.
Uomo...
Nessuno ha svegliato il naufrago. Nessuno potrà più farlo.
Comune storia, si ripropone, come insostituibile tratto cronologico in un diagramma spazio-temporale.
Regna, nell'essere umano, un'attesa, forse non desiderata ma pressante, del male.
La scialuppa.
L'elemento più indistinto é proprio lei: immagine sfuocata di coincidenza, fortuna o risultato alla dura fatica del suo creatore. In quel agglomerato di terre e mari chiamato terra la scialuppa non salverà mai nessuno. Porterà ad un nuovo dolore, una diversa costruzione da progettare.
Farà tremare denti e occhi, impoverire e impolverare il cuore.
La scialuppa é un timore adulto disegnato da un bambino:
il sole all'angolo del foglio, il mare coi pastelli o coi gessetti blu, la barca dai mille colori in balia delle onde.

martedì 22 luglio 2014

comicità

Un badile, di quelli da campeggio, sarebbe l'ideale. Un badile di comicità con manico fisso o pieghevole, poco importa.
L'ironia c'è, manca l'attrezzo: quello idoneo per portarla in superfice e farle sfoggiare le sue foglie più verdi, i suoi germogli migliori.
E non c'entra Schettino coi suoi party in bianco mentre la "sua" nave viene trascinata in superficie, non è il momento per fare riferimenti sofisticati al soldato israeliamo scomparso (cosí si legge su giornali on line e non) da domenica.
Non è l'ora per parlare di arresti di ex ministri come Galan e della revoca dell'arresto per l'ex ministro Clini.
Non è mai il tempo esatto, non è mai il luogo adatto.
Forse il timore è tutto e solo mio.
Timore di blaterare e gonfiare o sgonfiare fatti.
Serve un badile di semplice ironia, una risatella da bambino, che dura poco o nulla, rimpiazzata da un pianto buffo e pieno di richiesta d'attenzione.
Ma in realtà tutte queste nazioni in guerra sono bimbi..bimbi a cui manca un gioco, il biberon, o la mamma tutta per loro.
Sono bimbi fatti di coste, strade, arida terra e arido clima.
Bimbi a cui serve una maestra con le sue sculacciate, bimbi da sgridare, educare.
Palestina e Israele, Russia, Malesia, aerei che esplodono in aria come fossero fuochi d'artificio fatti in casa. Scoppi che narrano di confusioni, di catastrofiche emozioni, che galleggiano nella melma e di questa si nutrono.

lunedì 21 luglio 2014

Sangue mio - Davide Ferrario

"[…] ci son momenti che la vita ti si presenta così, insensata al massimo, e lì, vorrei proprio saper come, mi è venuto da piangere.
Non che abbia pianto davvero, è stato come se a una macchina parcheggiata in discesa gli togliessero il freno a mano, e quella va giù, prima piano e poi senza fermarsi. E in fondo alla discesa c'è una bella scritta grande, come nei tribunali, che dice:
IL MONDO È ROBA DA PIANGERE. Il più delle volte te ne dimentichi perché ti costringono e anche perché viene più comodo, certo, ma il momento prima o poi arriva, sicuro come la morte. E il momento era proprio quello.
Così ho cominciato ad arrovellarmi inseguendo le immagini dietro il finestrino.
Una su un terrazzo che ritirava i panni.
Quattro ragazzi che calciavano un pallone in campo.
Quelli fermi a un passaggio a livello. Aspettano, il tempo non gli passa mai e poi il treno arriva, una sferragliata di un secondo e via, persi di nuovo per sempre, loro e anche quelli sul treno. […] Via, tutto andato, come una fotografia che si stinge col passare degli anni. […] neanche le lacrime pare che ti appartengano più."

martedì 15 luglio 2014

Ho dimenticato le chiavi.

Sera,
da super mario bros, superando i livelli preconfezionati del supermercato sotto casa, rieccomi.
Non so dov'ero e non so dove sono. Non so nemmeno se io sia effettivamente tornata. Le aspettative e i risultati mi riportano nel mio limbo di richieste, innumerevoli, prive di esaustive risposte.
Perciò rieccomi, a consacrare il mio galleggiare nel banale universo di "non-so-come-andrà" per ritrovarmi nell' "andrà-come-decido-io" e non essere a conoscenze di quella fantasmagorica decisione, "soluzione finale" di un contraltare di paure e desideri, nascondigli che portano ugualmente il mio piccolo scantinato di emozioni a farsi colpire e distruggere dal bulldozer di bob l'aggiustatutto.

Una studentessa fuori sede, in momenti simili, decide di ritornare alla porta di casa e ricordarsi com'era lasciare un cumulo di disordine mentale in una città che non è la tua e passare un giorno,solo un giorno,dove la lenta inesorabile vita di paese ti abbraccia,asfissiandoti e coccolandoti i capelli.

Ciao Bob, alla prossima settimana.

mercoledì 9 luglio 2014

Trangugiando merendine

Saluto. BUONASERA.
Non si tratta del classico movimento di collo del beneamato colonnello Giuliacci, nemmeno del tradizionale saluto delle "signorine buonasera" che conquistano telespettatori di ogni età dagli anni che furono.

Il mio benvenuto ricorda quello di un cordiale capotreno, di un simpatico commerciante, di un parcheggiatore abusivo che vuole esclusivamente aiutarti col posteggio e non riscuote monete.

Il mio benvenuto è un "Eilà, la porta aperta, il caffè è sul fuoco. Un cucchiaino di zucchero o due?"

Ecco, vi invito a fare merenda con me. L'orario è idoneo, i biscotti sono già sul piattino.
Non berremo tè, non tratteremo argomenti cruciali sollevando col mignolo all'insù tazzine di ceramica d'alto valore sentimentale (m'è scivolato di mano un piatto, proprio oggi) ma accoglieremo con disinvoltura avvenimenti curiosi,interessanti,comici o tutt'altro. Perché? Non m'è mai piaciuto ingozzarmi di dolci in solitudine.

Oriana.